peter

bauza

“enduring times”

“ENDURING TIMES”

Location: Sud Sudan

I segnali d’allarme dell’imminente carestia e della crisi umanitaria nel Sud Sudan erano chiari da tempo: le fazioni rivali erano in lotta senza via d’uscita da anni, ma le loro ambizioni verso il potere si stavano traducendo verso una situazione sempre più caotica. E così che è cominciato tutto: una catastrofe voluta dall’uomo, una guerra civile, conflitti, fame e malattia. Dopo decenni di guerra civile, il Sud Sudan è riuscito a separarsi dal suo nord Arabo nel 2011. Nel dicembre 2013, è esplosa una forte crisi tra il nuovo presidente, Salva Kiir, un Dinka, e il suo ex vice presidente, Riek Machar, un Nuer, senza possibilità di riconciliazione, nonostante un tempo questi due uomini abbiano combattuto fianco a fianco per l’indipendenza. I Dinka sono quindi tornati al potere. Il grande sogno del Paese è crollato a pezzi assieme all’esercito smembrato, i cui soldati hanno atteso il loro stipendio per mesi e hanno deciso di guadagnarsi ciò che gli spettava saccheggiando i villaggi, i campi e i convogli di soccorso. Ogni cessate il fuoco è stato violato nel giro di qualche ora. Il mondo investe più di un miliardo di dollari americani all’anno in Sud Sudan, ma le armi e le persecuzioni etniche non accennano ad arrestarsi. Dall’inizio della crisi nel 2013 quattro milioni di persone sono state sradicate dalla propria casa a causa della guerra e della fame. Circa 1.88 milioni di persone si sono ritrovate a migrare internamente al Paese, due milioni sono fuggite nei Paesi limitrofi e sono stati stimati 7.3 milioni di persone con necessità di assistenza umanitaria. “Ho passato quasi quattro mesi viaggiando nel Sudan del Sud per ricercare, vedere e documentare la crisi umanitaria. Per anni hanno combattuto questa guerra brutale. Una guerra che ha fatto precipitare questa nazione così giovane e povera in un mondo di caos, di conflitti etnici in continuo inasprimento, malattie e fame. Sono stato totalmente colpito da come i programmi di smobilitazione stiano fallendo per una delle parti più vulnerabili della società, i bambini, afflitti dalla fame e rassegnati ad una vita senza alternative. Molte delle organizzazioni umanitarie lavorano ininterrottamente nel tentativo di dare sollievo alla popolazione”. Un riconoscimento particolare va a Médecins Sans Frontières (MSF), Food and Agriculture Organization for the United Nations (FAO), United Nations International Children’s Emergency Fund (UNICEF) , United Nations World Food Programme (WFP), United Nations Mission (UNMISS), International Organization for Migration (IOM), Oxford Committee for Famine Relief (OXFAM), The Washington Post e Fujifilm, come ai numerosi compagni, telegiornali, riviste, periodici, amici e conoscenti del Sudan del Sud per la loro ineguagliabile assistenza che ha reso questo progetto possibile.

 

ABOUT PETER BAUZA

Peter Bauza è un fotografo tedesco che lavora nel mondo della fotografia documentaria e del visual storytelling. Dopo essersi laureato in commercio internazionale, si è inizialmente dedicato alla carriera in un’azienda che gli ha permesso di visitare diversi paesi, e viaggiando ha sviluppato il suo linguaggio visivo.

Peter si è sempre interessato a questioni sociali e geopolitiche, specialmente nei settori della tutela, della salute globale, della perdita culturale, della sostenibilità ambientale. Ha vissuto in Sud America ed Europa per più di venti anni, con frequenti viaggi in Africa.

Il suo costante rispetto per i vari punti di vista multiculturali, alimentato dalla sua conoscenza fluente di cinque lingue, gli ha offerto numerose opportunità. I suoi lavori sono stati pubblicati e esposti a livello internazionale.

Peter Bauza è vincitore del World Press Photo 2017, il POY Latam 2017, il Visa d’or 2016. Inoltre, Peter ha ottenuto molteplici premi e menzioni ogni anno, inclusi l’American Photography, Hansel-Mieth, Latin American Fotografìa, Los DIEZ Espon, Px3 – Priz de la Photogrtaphie Paris, Days Japan, Moscow International Photo Awards (MIF A), e l’International Photo A ward (IP A), tra gli altri premi internazionali.

I suoi lavori sono stati esposti in musei, gallerie e spazi culturali come Perpignan (Visa pour l’Image), Parigi, Siena, Daejeon (Korea), Milano, Quito, Mosca, Salta, Rio de Janeiro, Buenos Aires, e presso il Museum of Latin American Art (MOLAA) a Long Beach, California. E’ stato pubblicato in Aftenposten, The Guardian, The Washington Post, New York Magazine, GEO, LA NACION, Leica M Magazine, LFI, Marie Claire, Volkskrant, Stern, NZZ, doc! Magazine, Vrij, Days Japan, NYT Lens, Courrier international, Vanity Fair, VSD, Alma Magazine, Clarin, El Federal, Die Zeit, DOUBLETruck Magazine, DF (Duży), tra i vari.

È autore del pluripremiato (Lucie, OneEyeland, MIFA, e FEP) libro Copacabana Place, una vita condivisa con i “sem teto, sem terra” (senza tetto e senza terra) di Rio de Janeiro. Solitamente nascosti alla vista, costoro rappresentano il lato oscuro di un Brasile capace di investire milioni di dollari in eventi sportivi mondiali, mentre è in atto una profonda crisi finanziario-politica.