riccardo

bononi

“the black death and the red island”

“THE RED ISLAND AND THE BLACK DEATH”

Location: Madagascar

Considerata dal mondo occidentale come un semplice capitolo passato della propria Storia, la peste è un’antica malattia veicolata dalle pulci, con una mortalità tra il 50 e il 60% se non trattata adeguatamente e con rapidità (3 giorni appena di decorso). Al giorno d’oggi la peste rappresenta ancora una minaccia alla salute pubblica in rari Paesi colpiti in Africa, Asia e nelle Americhe.

Nonostante l’aumento delle misure di monitoraggio e prevenzione, secondo l’OMS negli ultimi 5 anni il numero di casi registrati in Madagascar è continuato a salire, rendendolo il Paese più severamente colpito dalla peste al Mondo, nonché l’unico in cui la peste sia diventata endemica e in cui le autorità hanno rinunciato a qualsiasi sforzo rivolto all’eradicazione, limitandosi ad implementare le misure di controllo. Dal 1983 ad oggi sono state registrate con regolarità delle epidemie annuali, con dei picchi nei contesti urbani e nelle campagne dell’altipiano centrale durante la stagione delle piogge (generalmente tra Ottobre e Aprile).

La spiegazione della persistenza e della gravità dell’epidemia di peste in Madagascar deve essere ricercata al di fuori delle solo cause ambientali e biologiche: le determinanti chiave sembrerebbero invece essere i fattori socioeconomici e le credenze culturali. La forte preferenza verso la medicina tradizionale nei villaggi, ad esempio, causa un notevole ritardo nella diagnosi e nell’inizio del trattamento.

Secondo la secolare tradizione della religione più diffusa nel Paese, ovvero il culto degli antenati, nella convinzione che i morti continuino a provare emozioni e sentimenti, durante la ritualistica funebre tradizionale i cadaveri vengono ciclicamente riesumati e trasportati temporaneamente negli ambienti domestici, favorendo, nel caso di un recente decesso causato dalla peste, la rapida diffusione della malattia tra i partecipanti e i familiari.

ABOUT RICCARDO BONONI

Laureato in due distinte branche delle scienze sociali (psicologia e antropologia), dal 2010 è ricercatore e docente di Antropologia Visuale presso Irfoss di Padova, dal 2015 entra a far parte dell’agenzia fotografica Prospekt Photographers. Dal 2018 insegna presso il Master in Death Studies dell’Università degli Studi di Padova e dal 2019 direttore è artistico di IMP Festival – International Month of Photojournalism.  

La scelta di associare la fotografia alla sua attività di ricerca sul campo lo ha portato a lavorare in Africa, Sud America, Sud Est asiatico, India, Europa e Stati Uniti. Dal 2006 ha cominciato a lavorare come antropologo in Madagascar, dove sta ancora portando avanti un progetto a lungo termine su importanti tematiche sociali, raccolto nel libro di recente pubblicazione “Une belle vie, une belle mort”.

Le sue immagini sono state pubblicate su numerose testate nazionali ed internazionali ed esposte a Londra, Parigi, Berlino, Lodi, Pechino, Bologna, Ascoli, Bucarest, Roma. Il suo lavoro sulla lucha librefemminile in Bolivia gli è valso il primo premio ed il titolo di “Miglior Fotografo dell’Anno” (categoria Professional, sport) ai World Photography Awards 2015, il suo lavoro in Madagascar è stato recentemente premiato con il “Premio Fotografia Etica” per l’impegno dimostrato sul campo al Festival Della Fotografia Etica di Lodi.

Nella sua visione, la fotografia documentaria è la base per un linguaggio universale, un ponte tra popoli e luoghi diversi capace di superare i confini invisibili tra culture.