andré

liohn

“trauma”

“TRAUMA”

Location: Brasile

Cosa si intende per Trauma? Il dolore causato dalla sofferenza sociale è paragonabile alla depressione? E se così fosse, chi sarebbe il malato, il contesto o l’individuo?

I concetti e gli strumenti sviluppati dall’Occidente per spiegare e quantificare la depressione riescono a distinguere tra la depressione clinica e una storia di ingiustizia sociale su base quotidiana?

Gli occidentali Provano a descrivere la propria esperienza psicologica in termini che possano essere compresi e accettati dall’Occidente, e così come descrivono una particolare contingenza di sintomi con il termine di “Disturbo da Stress Post Traumatico”. Tuttavia è lecito chiedersi se un simile costrutto possa essere applicato anche a quelle persone che vivono il trauma non è un evento accidentale, ma fa parte della quotidianità e della vita di tutti i giorni, coinvolgendo ogni fascia di età nella popolazione: un civile che ha visto la sua casa venire rasa al suolo e la propria famiglia uccisa da un esercito di occupazione; una donna che vive in una favela brasiliana e vede il proprio corpo come unico mezzo per uscire dalla povertà; un padre che ha visto la figlia assassinata nonostante tutti gli sforzi fatti per proteggere e mantenere onestamente la propria famiglia; un ragazzo reclutato da una gang criminale che passerà l’intera esistenza tra un carcere e l’altro.

Per il Dott. Samah Jabr del Ministero della Sanità Palestinese, la definizione clinica del “Disturbo da Stress Post Traumatico” non può applicarsi alle esperienze di chi vive costantemente in uno stato di trauma: “Il PTSD descrive più facilmente l’esperienza di un soldato americano che parte per bombardare l’Iraq e poi ritorna alla tranquilla sicurezza degli Stati Uniti. Probabilmente avrà incubi collegati al campo di battaglia ormai lontani, e quindi le sue paure saranno ingiustificate nel ritrovato contesto di pace. Al contrario, per un Palestinese a Gaza la cui casa è stata bombardata, la minaccia di subire un altro bombardamento è un rischio reale: la paura non è immaginaria, non si può parlare di “post” perché il trauma è reiterato e continuo”.

ABOUT ANDRE’ LIOHN

“Non sono nato per essere un fotografo. La realtà e le aspettative per quelli che sono nati negli anni e dal luogo da cui provengo io non sono certo fatte di sogni. Le persone con cui ho trascorso la mia infanzia erano destinate a diventare criminali, prostitute, tossicodipendenti oppure a morire in tenera età.

La fotografia è entrata per la prima volta nella mia vita quando avevo 6 anni e i miei genitori, forse a causa della loro fede cattolica, hanno deciso di sposarsi. Fu in quella cerimonia che uno degli amici di mia madre mi ha fatto scattare le prime fotografie con una Kodak Instamatic tascabile: ricordo ancora quanta fatica gli è costata provare a convincermi a restituirgliela. In quel momento ho scoperto qualcosa di speciale e unico, ho scoperto qualcosa che aveva il potere di mostrare il mondo così come lo vedevo io.

Sono sempre alla ricerca di una fotografia che mi susciti nuovi domande, piuttosto che offrirmi delle risposte. Condannato dai miei traumi personali, ma ispirato dalle possibilità che questi mi hanno offerto, ho sempre usato il mio disagio come un elemento essenziale nella ricerca di un linguaggio visuale personale. Quello che mi spinge a proseguire nel mondo del fotogiornalismo è la mia onesta convinzione che la documentazione visuale della vita sia un fattore decisivo nel modo in cui comprendiamo il mondo intorno a noi.”

André lavora come fotografo e regista documentarista. Le sue immagini sono state pubblicate su Der Spigel Magazine, The New York Times, Newsweek, The Guardian, El Pais, Le Point, Time, STATUS, Die Welt, Stern, A Magasinet, Estado de Sao Paulo, Folha de Sao Paulo. I suoi audiovisivi sono andati in onda su BBC, CNN, Al Jazeera english, RAI, NRK, ITV, SBT, Der Spiegel TV, RTL, France 24, ecc. In Libia, André ha lavorato con la Croce Rossa Internazionale documentando il lavoro dei medici impegnati sul fronte. Nel 2012 le sue riprese gli hanno valso il 16th Annual Webby Awards for the front-line. E’ l’ideatore del progetto “ADIL – Almost Dawn in Libya project: Photojournalism as a possible Bridge for Reconciliation”, con i fotografi Lynsey Addario, Eric Bouvet, Bryan Denton, Christopher Morris, Jehad Nga, Finbarr O’Reilly, Paolo Pellegrin e l’agenzia Prospekt Photographers.

Il 25 aprile del 2012, André viene premiato con la Robert Capa Gold Medal  per la sua serie sull’assedio della città libica Misrata.