CATTEDRALE EX MACELLO

VIA ALVISE CORNARO 1

BIGLIETTERIA

DA GIO A DOM 10.00 – 19.00

Francesco Merlini

“He’s Come a Long Way That’s My Boy”

Location: USA

“Dieci, nove, otto”, la folla elettrizzata grida in coro. “Sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno, via!”. In pochi secondi, una miriade di auto colorate entrano in azione ruggendo e iniziano a correre e a schiantarsi l’una contro l’altra. Un demolition derby è una lotta rituale fino alla fine con un’idea semplice alle spalle, l’eliminazione attraverso la distruzione. 

Può essere una gara su una pista a forma di otto o un derby dove vince l’ultima macchina che sopravvive. Fitte nubi di gas di scarico blu e vapore bianco si alzano, oscurando i paesaggi in scorci di velocità assordante come in un quadro futurista. Famiglie con bambini, coppie di anziani e appassionati di motori si accalcano sulle gradinate di legno e sulle colline erbose attorno al tracciato, in attesa di uno scontro spettacolare o di una lotta impavida per la vittoria che arriva quando non c’è più nulla da attaccare. C’è grazia, c’è violenza, c’è redenzione e apparentemente non c’è paura.
Anche se a prima vista queste liturgie postindustriali non hanno regole, ogni vettura viene attentamente ispezionata prima dello spettacolo dagli ufficiali di gara per verificare la presenza dei pochi requisiti che garantiscono un’illusione di sicurezza ai piloti. La loro sconsideratezza è supportata da gruppi di parenti e amici che riempiono l’area vicino tracciato prima di ogni ballo, aiutando con ultimi aggiustamenti, spesso apportati con un grosso martello, una fiamma ossidrica e invettive agrodolci. Gli sponsor locali, i cui nomi sono dipinti sulle carrozzerie ammaccate delle auto, permettono ai folli più bravi di far correre le auto e di consentire loro di partecipare a un gran numero di eventi; Nonostante ciò, a livello locale, il costo per partecipare ogni settimana supera di gran lunga la quantità di denaro che può essere vinta, rendendo le corse più uno sport d’amore che una questione di soldi.

A partire dalla seconda metà del 2008, una recessione su scala globale ha influenzato negativamente l’economia degli Stati Uniti. Una combinazione di diversi anni di calo delle vendite di automobili e di scarsa disponibilità di credito ha portato a una crisi più diffusa nell’industria automobilistica degli Stati Uniti che ha il suo cuore nel Michigan, dove più di 800.000 persone hanno perso il lavoro tra il 2000 e il 2009 a causa dello scoppio della bolla immobiliare dei mutui subprime, causando il pignoramento di centinaia di migliaia di case mentre l’industria automobilistica crollava tra le macerie, portando alla bancarotta di General Motors e Chrysler.
Questa tragedia è stata solo il contraccolpo di qualcosa che era già accaduto. Nel corso del XX secolo le aree metropolitane del Michigan meridionale videro un enorme e continuo aumento della popolazione e della ricchezza grazie alla prosperità delle fabbriche automobilistiche. Flint, ad esempio, era la città con il reddito medio più alto al mondo per i giovani lavoratori ma alla fine degli anni ’70, per molteplici ragioni (la crisi petrolifera, l’aumento dei trasporti pubblici, la concorrenza delle auto giapponesi e l’avvento dei robot) molti stabilimenti chiusero e il numero dei dipendenti del settore automobilistico crollò da 80.000 a 8.000. Flint divenne una delle città più povere e pericolose degli Stati Uniti; un destino simile colpì Detroit e altre città della regione.

I demolition derby mi hanno portato nelle aree di questo stato maggiormente colpite da questa tragedia finanziaria e sociale, viaggiando dalle città industriali del sud, già fiaccate da decenni di ingiustizie razziali, verso le aree rurali, terre fertili per gli ideali e le politiche di estrema destra. Questi eventi si svolgono in tutti gli Stati Uniti e soprattutto nelle zone più rurali e più povere ma nel Michigan, dove è nata l’industria automobilistica, auto e motori sono sempre stati una sorta di culto per tutta la popolazione, un culto che trova la sua più potente espressione nel desiderio di uomini, donne e bambini di costruire con i rottami, auto veloci e correre in arene polverose dove folle di adulti e bambini esultano per i loro gladiatori, mantenendo unite queste comunità durante questa sfida senza fine per sopravvivere.

ABOUT FRANCESCO MERLINI

Francesco è nato ad Aosta nel 1986 e vive a Milano. Dopo una laurea in disegno industriale al Politecnico di Milano, si è dedicato completamente alla fotografia e ora lavora principalmente su progetti personali a lungo termine, cercando sempre un punto di contatto tra il suo background documentaristico e un forte interesse per metafore e simbolismo.

Nel 2016 è stato selezionato dal British Journal of Photography per far parte di “The Talent Issue: Ones to Watch” e nel 2020 Francesco è stato selezionato per il Prix HSBC pour la Photographie. Nel 2021 è stato uno dei candidati al Leica Oskar Barnack Award e nel 2023 è stato uno degli artisti selezionati ai Sony World Photography Awards.

Le sue foto sono state pubblicate su importanti riviste e quotidiani in tutto il mondo tra cui Washington Post, Financial Times, Le Monde, Internazionale, Wired, Corriere Della Sera e molti altri mentre i suoi progetti sono stati presentati su importanti piattaforme fotografiche come American Suburb X e Time Lightbox. Le opere di Francesco sono state esposte in tutto il mondo in mostre personali e collettive.

L’ultimo libro di Francesco, “Better in the Dark than His Rider” è stato pubblicato nel 2023 da Depart Pour l’Image. Nel 2021 è uscito “The Flood” edito da Void. Al momento sta lavorando al suo terzo libro “He’s Come a Long Way That’s My Boy”.

Francesco è membro e coordinatore del collettivo Prospekt.