ALESSANDRO

VINCENZI

“FORGOTTEN ITALIANS”

“FORGOTTEN ITALIANS”

Location: Crimea

Fra il 1830 e il 1870, in ondate successive, arrivarono a Kerch, in Crimea, migliaia di italiani provenienti soprattutto dalle coste pugliesi. Erano agricoltori, pescatori e maestri d’ascia, attratti dal miraggio di fertili terre e dalla speranza di un futuro migliore. All’inizio del XX° secolo la migrazione trovava l’appoggio delle autorità della Russia imperiale per lo sviluppo di attività agricole. Durante gli anni ’30 alcuni intrapresero il viaggio di ritorno in Italia, trovando in diversi casi un tragico destino. La chiesa cattolica costruita dagli stessi italiani nel 1840 fu chiusa, le terre furono espropriate per costituire i Kolchoz e durante le purghe Staliniane molti Italiani furono accusati di essere spie del regime fascista e pertanto arrestate, torturate, deportate o giustiziate. Il 29 gennaio del 1942 ebbe inizio la deportazione di massa nei Gulag del Kazakistan. Alle famiglie italiane furono concesse poche ore per raccogliere al massimo otto chili di affetti personali, prima di essere deportati. L’agonia sui vagoni piombati durò due mesi e molti morirono prima di arrivare a destinazione. Alcuni sopravvissuti ricordano che i corpi dei morti venivano gettati nella neve durante il tragitto. Gli altri finirono nei gulag, condannati a scontare pene superiori a dieci anni. Negli anni ‘50 ritornarono a Kerch 78 sopravvissuti su circa 1500 deportati. A causa dello shock subito molte persone, a distanza di 76 anni, rifiutano di ricordare quel momento. Nel 2015 le autorità russe hanno riconosciuto agli italiani di Crimea lo status di minoranza deportata e perseguitata. Oggi a Kerch gli italiani di origine sono circa 300. L’Associazione Cerkio, fondata nel 2008 a Kerch, ha iniziato una ricerca dei documenti in parte distrutti o confiscati presso gli archivi dei gulag per aiutare gli italiani di Crimea a documentare le proprie origini.

ABOUT ALESSANDRO VINCENZI

Alessandro Vincenzi è un fotografo documentarista autodidatta, che ha un interesse particolare per le storie dall’Europa dell’Est. La sua carriera come fotografo è iniziata alla fine del 2008 dopo aver lavorato per quasi cinque anni con Medici Senza Frontiere come biologo. Da quando ha lasciato MSF si è sentito attratto da tutto ciò che aveva vissuto durante i suoi anni da biologo, soprattutto persone in difficoltà a causa di malattie o povertà. Dopo un paio d’anni Alessandro iniziò una ricerca fotografica che lo portò in Europa dell’Est alla ricerca di storie che fossero in qualche modo legate al passato sovietico.  

Alessandro si è trovato a lavorare per quasi dieci anni tra Moldavia, Bielorussia, Ucraina e Crimea, sentendosi attratto da storie che erano tutte collegate da un unico concetto: visibilità quasi zero nei media internazionali. Meno sapeva e più si sentiva attratto. I suoi lavori sono stati pubblicati su diverse riviste in tutto il mondo: Le Monde, l’OBS, The Guardian, Der Spiegel, Private, GEO, Vanity Fair, D La Repubblica, Marie Claire, Jesus Magazine, The Big Issue Taiwan, SACE Mag, Visoin, Gioia, Bebier Magazin Austria, Himal Magazin Nepal. Vive a Barcellona con la sua famiglia.