CATTEDRALE EX MACELLO

VIA CORNARO 1

BIGLIETTERIA

DA MAR A DOM 10.00 – 19.00

FRANCESCA VOLPI

“DARWIN – LGBT HONDURAS”

Location: HONDURAS

In Honduras, un paese in cui il 92% degli omicidi rimane impunito, avere orientamento sessuale o identità di genere diversi espone a pericoli e discriminazioni. Questa condizione di vulnerabilità è aggravata dal contesto generale di violenza. Secondo l’Osservatorio sulle morti violente dell’organizzazione honduregna Cattrachas, nel 2017 sono stati 34 gli omicidi di membri della comunità LGBTQI.
Questo reportage è un viaggio nella vita di Darwin, un ragazzo gay di 25 anni, conosciuta nei panni di travestita con il nome di Briana. Lui e il fratello lavoravano nell’industria del sesso, una delle poche opzioni che si hanno in questo paese per sopravvivere e sostenere la propria famiglia quando si è poveri e gay.

Il fratello Marco Tullio Montoya è stato assassinato il 2 aprile 2017. Come ogni venerdì sera, lui e Darwin stavano lavorando. Darwin ha lasciato il fratello per allontanarsi con un cliente e al suo ritorno Marco era scomparso: è stato trovato morto due giorni dopo, avvolto nella plastica, abbandonato in un vicolo non lontano da casa. Il suo corpo presentava segni di tortura e soffocamento.

Darwin ha raccontato come, una settimana prima dell’assassinio, la banda locale avesse proposto loro di vendere droga.

Darwin e suo fratello avevano rifiutato e sette giorni più tardi è stato ritrovato il cadavere.

Sicuramente, considerato il livello di crudeltà inflitto al corpo di Marco, è stato un cosiddetto “crimine d’odio” omofobo, ma questa storia si intreccia con la dura realtà di violenza e tensione date dall’alto livello di criminalità e impunità con cui molti honduregni sono costretti a convivere, e da cui molto spesso cercano di fuggire.
Darwin era molto legato al fratello e cerca di continuare a vivere onorandone la memoria e provando a essere la persona che è, ma nel frattempo soffre di grande solitudine, paura della morte e di un acuto stato di depressione. 
In Honduras, nonostante gli abusi, molti membri LGBTQI cercano di vivere secondo la propria natura e così facendo cercano di farsi testimoni di una realtà da cui non possono distogliere lo sguardo.

ABOUT FRANCESCA VOLPI 

Francesca Volpi, 1985, nata a Brescia, è una fotografa indipendente che attraverso storie personali documenta le conseguenze umanitarie dei conflitti, esplorando come i contesti di guerra, disparità socio-economiche e cambiamenti climatici influenzano la vita delle persone.

Inizia il suo percorso come giornalista, quando dopo essersi laureata al London College of Communication di Londra collabora per il programma radio Europe Today del servizio internazionale della BBC, per poi continuare con una prima esperienza di reportage fotografico nella regione del sud – Kivu in Repubblica Democratica del Congo. Si avvicina al mondo del foto-giornalismo nel 2013 quando documenta la deposizione del presidente Morsi in Egitto. Nel 2014 intraprende il percorso da freelance iniziando a coprire la Rivoluzione di Maidan a Kiev, l’annessione della Crimea e la guerra nell’est dell’Ucraina, dove lavora per due anni.

Francesca predilige lavori a lungo termine che le permettono di soffermarsi ed approfondire i luoghi e le tematiche dei suoi lavori. Nel 2016 si sposta in Messico e Centro America, dove comincia un’approfondita documentazione dell’Honduras, cercando una narrativa fotografica diversa, occupandosi di storie ‘micro’ che aiutano ad avere una prospettiva sulle macro-tematiche tra cui la violenza del mondo delle Maras, i conflitti ambientali, i diritti civili della comunità LGBTQI e problemi legati al sistema sanitario. Dal 2020 lavora in Libano con un progetto sulla salute mentale. Insieme ai suoi progetti personali sostenuti da vari grants e fellowships dell’International Women’s Media Foundation, Francesca collabora continuativamente con il Wall Street Journal e Bloomberg News, per cui ha ampiamente coperto la pandemia da Covid-19 nel nord Italia. Il suo lavoro è apparso anche sul Washington Post, il New York Times, e varie importanti organizzazioni internazionali.

Francesca è membro dell’organizzazione Women Photograph, che si occupa di cambiare la composizione di genere della comunità del foto-giornalismo, mirando ad una maggiore inclusione delle donne per garantire che i principali narratori del settore siano tanto diversificati quanto le comunità che sperano di rappresentare.